Piccola introduzione alla fotografia digitale subacquea

Consigli pratici di base alla scoperta della fotosub per chi, nel tempo libero o in viaggio, vuole tuffarsi sott'acqua con la macchina fotografica in mano

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...grazie al prezioso contributo del nostro socio Alessio Gagliardo, che vorremmo ringraziare calorosamente.

Presentiamo qui una piccola raccolta di suoi scatti che crediamo possano bene illustrare l'affascinante mondo della fotografia subacquea ed al contempo demistificare l'immagine (una volta vera, oramai non più) di questa particolare attività come un qualcosa di estremamente costoso e difficile da avvicinare.

Alessio, pur non essendo un fotografo professionista, ci mostra il contrario: bastano impegno e passione.
:-)

Complimenti ad Alessio e grazie per il contributo!

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Queste immagini © Alessio Gagliardo


Il Pianeta Azzurro è coperto per il 71% dall'acqua
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Il Pianeta Azzurro
Acque per 1400 milioni di km3 che riempiono fiumi, laghi, mari, oceani, i quali tutti sommergono 364 dei 510 milioni di km2 di superficie: oltre il 70% del nostro mondo.

Chiamiamo Terra il nostro pianeta, spesso non ricordando che la maggior parte di questo è ricoperto dalle acque: Pianeta Azzurro sarebbe forse un nome più azzeccato.

Specialmente in un Paese come l'Italia, proteso nel Mediterraneo e circondato da oltre 7400 km di coste, è quasi naturale ritrovarsi prima o poi ad osservare il mare.

Nelle acque vivono pesci, molluschi, organismi di ogni tipo, forma e colore: un universo nuovo, a pochi passi (letteralmente!) dalle nostre spiagge. I più curiosi, ovviamente, vorranno esplorarlo e magari scattare qualche fotografia.

La fotografia subacquea, a differenza di tanti altri generi fotografici, necessita di un'attrezzatura apposita.
I due principali problemi da affrontare sono:

  • evitare che l'acqua penetri negli apparecchi
  • illuminare correttamente la scena

Vediamo come muovere i primi passi, quali accorgimenti sono necessari congiuntamente alle caratteristiche della fotocamera e degli accessori in modo tale da offrire un orientamento di base il più possibile utile e concreto, in base anche ai risultati che si vogliono ottenere.


Indice degli argomenti


La scelta della macchina fotografica

Per avvicinarsi alla fotografia subacquea bisognerà per prima cosa decidere quale tipologia di macchina fotografica acquistare. Questo primo passo è di fondamentale importanza poiché avrà una serie di ripercussioni immediate non trascurabili.

Come solitamente si fa per tutte le macchine fotografiche, si guarderà a quelle caratteristiche che determinano le prestazioni tecniche della macchina, fra cui:

  • dimensione del sensore
  • numero di pixel
  • qualità, luminosità e dimensioni dell'ottica
  • impostazioni e modalità presenti

Per chi è totalmente a digiuno di tutte queste cose, e la fotosub rappresenta il primo approccio al mondo della fotografia, il consiglio è quello di fare un passo alla volta.

Come in qualsiasi altro ambito si dovrebbe scegliere se acquistare un prodotto più economico per poi eventualmente cambiarlo in un futuro, una volta acquisita maggiore esperienza, oppure preferire un apparecchio più caro da subito ma che ci possa accompagnare nelle nostre avventure per più tempo, se non per sempre.
Ci pare tuttavia corretto ricordare che, nel mondo digitale, tutto è destinato a divenire presto obsoleto: è purtroppo inutile acquistare un apparecchio oggi, pensando di poterlo sfruttare domani.
Che piaccia o no, e fatte salve rarissime eccezioni, conviene acquistare quello che ci serve adesso, valutando le proprie esigenze con obiettività.

Rispetto a qualche anno fa le scelte più economiche hanno compiuto passi da gigante e non servono grossi investimenti per poter iniziare a premere il pulsante di scatto anche sott'acqua.

Esistono due principali tipologie di fotocamere:

  • Fotocamere terrestri dotate di uno scafandro stagno
  • Fotocamere così dette anfibie

Per il 90% il mercato è costituito dalle prime, mentre la seconda categoria appartiene sopratutto a prima dell’avvento del digitale, quando venivano costruite subacquee anfibie a pellicola, la più nota delle quali era la Nikonos (vedi il riquadro a destra).

Le anfibie digitali

Nikonos V
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La Nikonos è stata sinonimo di fotografia subacquea per tanti anni. Evoluzione del progetto, cui partecipò anche Jacques Cousteau, della prima macchina fotografica anfibia in assoluto, la Nikonos rimane ancora un punto di riferimento. Compatta, leggera, semplice da adoperare, era molto utile anche fuori dall'acqua, in condizioni ambientali estreme.

Oggi si trovano sul mercato compatte digitali anfibie delle maggiori marche.

Vantaggi:

  • piccole, pratiche e leggere
  • facilità da usare: praticamente uguali a tutte le altre macchine
  • disponibili in una vasta gamma di prezzi e prestazioni
  • scattano sopra e sotto l'acqua senza problemi
  • resistenti anche a sabbia, gelo, urti, fango, maltrattamenti in genere

Svantaggi:

  • limitata capacità di immersione
  • pochi modelli disponibili
  • qualità non professionale

La limitata capacità di immersione di questi apparecchi compatti non è un problema per chi è alle prime armi.
Difatti, anche ad una minima profondità (0-3 metri) si possono trovare moltissime occasioni per riprendere fotografie subacque di grande interesse. Spesso non occorre andare oltre. Anche perché andare troppo sotto rende più difficile gestire i problemi legati alla luce.

Canon D20
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Le compatte anfibie sono semplici da usare e adatte anche ai tanti imprevisti di una vacanza: basta un'onda per ritrovarsi a fare i "subacquei".


Aggiungiamo che questo genere di apparecchi trova un naturale interesse in gruppi familiari (possono adoperarle anche i bambini senza problemi) oppure giovani dinamici senza particolare inclinazione alle "cure" tecniche che di norma un apparecchio fotografico richiede.
Sempre più spesso, inoltre, questo tipo di apparecchi include anche strumenti utili a chi viaggia, come GPS integrato, bussola, altimetro e barometro.
Chi vuole sopratutto andare in vacanza, non solo al mare ma anche in montagna, divertirsi, scattare anche sotto la pioggia (o la doccia), mettersi la macchina in tasca e farsi una corsa oppure affrontare i disagi di un'avventura, trova in questi apparecchi la soluzione ideale.

Se è vero che le fotografie ottenibili con le compatte anfibie non arrivano a livelli di qualità professionale, è altrettanto vero che questo vale anche per la grande maggioranza degli altri apparecchi fotografici compatti, così come è vero che, tipicamente, i risultati sono ben entro (e spesso persino eccedono) le reali necessità di chi scatta per divertimento, ricordo, o passatempo.

David Doubilet e la fotografia a pelo d'acqua

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A conferma di come si possano realizzare fotografie interessanti anche sul pelo dell'acqua, o appena sotto, mostriamo alcune immagini del grande fotografo David Doubilet.
Abbiamo una pagina che consigliamo di leggere sui colori vivaci dei nudibranchi.

Quali anfibie?

Una lista delle macchine anfibie delle migliori marche con caratteristiche e prezzi aggiornati è stata selezionata per permettere ad ognuno di orientarsi nel panorama di questi particolari apparecchi.
Sono tutti acquistabili direttamente online, e questo costituisce un vantaggio perché, di solito

  • costano meno che in un normale negozio
  • la scelta è più ampia
  • possono essere restituite se si cambia idea

Clicca qui per vedere la lista aggiornata


Custodie subacquee per macchine digitali

Alternativa agli apparecchi anfibi, le custodie subacquee proteggono le normali macchine fotografiche permettendo nello stesso momento di accedere a tutte le regolazioni necessarie, al pulsante di scatto e, nei casi migliori, ai contatti per flash esterni.
Confermiamo chiaramente quanto già accenato più sopra: la fotografia subacquea seria è oramai orientata all'uso di apparecchi terrestri inseriti in una custodia stagna.

Anche per eventuali acquisti di custodie vale il medesimo criterio proposto per gli apparecchi anfibi: è sempre il caso di compiere un passo alla volta, valutando con concretezza ed obiettività le proprie aspettative, le proprie capacità (anche di spesa) e le intenzioni.

Va da sé che lo scafandro ha anch’esso delle profondità di utilizzo, chiaramente indicate dalla casa produttrice.

Custodie morbide

Il sistema più semplice è costituito da una solida busta di plastica con un oblò per l'obiettivo. Una volta chiusa ermeticamente, la busta può essere tranquillamente infilata in acqua e, grazie alla sua flessibilità, permette di regolare i comandi e scattare.

Per questo tipo di prodotto il nome di riferimento è sicuramente Ewa-Marine ma, sopratutto per le prime prove, qualsiasi marca può andare bene.

Non si tratta certo di un vero e proprio dispositivo sottomarino ma, per via anche del prezzo contenuto e del minimo ingombro può rappresentare un primo passo per chi, senza maggiori ambizioni (beh, il grande David Doubilet ha cominciato con molto meno), intende fare fotografie a pelo d'acqua o appena sotto.
Una soluzione comoda anche in viaggio.

Scafandri

Custodia Ikelite per Canon G1X
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Custodia Ikelite per Canon G1X
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Gli scafandri stagni permettono di adoperare sott'acqua delle comuni macchine fotografiche e dispongono anche di particolari dispositivi per poter regolare le impostazioni. Il collegamento ad eventuali flash esterni può essere, a seconda dei modelli, con fibra ottica (prende il segnale dal flash interno della macchina) oppure con contatto elettrico collegato alla slitta della macchina. Di norma è prevista anche un'impugnatura per poter meglio brandire l'apparecchio.


Passando invece agli scafandri veri e propri, molti fra i marchi migliori propongono dei pacchetti che comprendono macchina fotografica e custodia associata. Tra questi troviamo, ad esempio, la Sony con i suoi Marine Pack e la Nikon che delega la realizzazione degli scafandri per le sue digitali alla nota casa costruttrice Nimar.
La stessa cosa vale per Olympus ed altre ancora. Con il passare del tempo molti marchi con esperienza nel campo della fotografia subacquea hanno incominciato a produrre commercializzare direttamente scafandri ed è quindi ora possibile scegliersi autonomamente quale macchina avere e quale scafandro associargli.
Il costo può essere molto vario a seconda delle combinazioni.

L'americana SeaLife è specializzata in piccoli kit di base che possono comprendere un apparecchio fotografico, custodia, lente addizionale e flash esterno. Non sono soluzioni cui si può chiedere troppo in quanto a risultati, ma permettono un avvicinamento semplice alla fotosub.

Si trovano custodie in materiale plastico oppure alluminio, con prezzi decisamente più elevati per la seconda categoria.
È possibile acquistare scafandri anche per macchine digitali reflex, ma i costi superano il migliaio di euro (per arrivare fino anche a 10'000 euro) e l'impegno trascende le intenzioni di questa pagina, che si limita ad una introduzione per i primi passi in fotografia subacquea.

Come abbiamo fatto più sopra per gli apparecchi digitali anfibi, anche qui proponiamo, a mo' di piccola vetrina, una minima selezione di custodie subacquee per macchine fotografiche compatte.

Se già si possiede una macchina della quale si è soddisfatti, il consiglio è di trovare semplicemente uno scafandro adatto.
Un'ampia scelta di custodie subacquee può essere trovata qui oppure nei cataloghi dei marchi fra i più famosi:


La luce e i flash in fotografia subacquea

La luce rappresenta la componente sostanziale della fotografia in generale e fornisce allo scatto, assieme alla composizione, la sua essenza basilare.

Sott’acqua, tuttavia, non solo la luce non è perfetta ma è in parte assente!
All’aumentare della profondità l’acqua assorbe le due componenti fondamentali: intensità e colori.

E' perciò molto utile un'illuminatore supplementare (tipicamente un flash) che integri eventuali carenze, sopratutto ristabilendo un equilibrio cromatico adeguato.

Capacità di registrare la luce

Nello scegliere fotocamera e scafandro occorre tenere conto di quanta luce può giungere al sensore.
Un sensore più grande, anche se con meno pixel, è in grado di registrare una buona quantità di luce. Osservare solo il numero di pixel per scegliere una macchina fotografica sarebbe un errore. Questo valore va confrontato con la dimensione del sensore per capire quanto sono grandi i pixel che lo compongono e conseguentemente quanta luce possono assorbire.

Altro valore da osservare è l’apertura massima del diaframma: alcune digitali arrivano fino a f 2,0 : come ad esempio la Canon S100 o la Panasonic LX5.
Questa caratteristica si somma alla capacità del sensore di registrare i segnali luminosi, e costituisce un elemento di rilievo da considerare.

Diffusore per il flash

Una volta osservate le caratteristiche della macchina in sé, non bisogna dimenticare lo scafandro: esso toglie luce oscurando il flash interno. Per ovviare a tale problema le case produttrici hanno dotato lo scafandro di un “piatto” di plastica bianca opaca chiamato diffusore che distribuisce la luce più omogeneamente nell’inquadratura.
Senza di esso non sarebbe possibile fotografare in maniera almeno soddisfacente.

Scatto con diffusore
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Scatto senza diffusore
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Qui sopra due immagini per chiarire: notare come una larga zona dell’inquadratura a sinistra (con la murena) non riceve luce. Un buco d'ombra di questo tipo compromette seriamente qualsiasi scatto. L'immagine di destra invece, seppur non ancora ben illuminata a livello di intensità, ha una distribuzione di luce più uniforme.
Entrambe le fotografie sono state scattate da Alessio Gagliardo con scafandri trasparenti in materiale plastico ad alta resistenza.

Effetto neve (backscatter) e flash ausiliario

Effetto neve
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© Alessio Gagliardo

Effetto neve

Un altro problema legato all’illuminazione è la posizione del flash.
Se acquistiamo una digitale con la sua custodia avremo a disposizione solamente il flash incorporato della macchina. Questa componente è limitante in quanto l’acqua del mare è tutto fuorché limpida.

Al momento dello scatto il flash parte dalla fotocamera, investe il soggetto, rimbalza e torna al sensore.
Purtroppo però tra il sensore e il soggetto ci sono le particelle in sospensione, in parte invisibili all'occhio umano, che riflettono anch’esse la luce del flash rovinando la foto.
Avremo a che fare con un "effetto neve" proprio perché questi riflessi ricordano una nevicata.
L'esempio che riportiamo qui sopra è un caso estremo nel quale la sospensione è talmente abbondante da ingannare la messa fuoco della fotocamera; come si nota sono quasi più luminosi i puntini che il soggetto.

Nessun effetto neve anche senza flash esterno
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© Alessio Gagliardo

Flash interno senza backscatter

Qui a destra un esempio con flash interno ma senza effetto neve.

Le condizioni per realizzare una foto senza effetto neve con il solo flash frontale sono

  • acqua limpida ed ottima visibilità (più facilmente condizioni che si verificano in mare aperto)
  • fortuna di scattare nel momento in cui non vi siano particelle (spesso invisibili ad occhio nudo) tra soggetto e fotocamera.

Le condizioni di operatività migliori si ottengono con l'ausilio di un flash esterno anch’esso subacqueo.

Ciò che può eliminare (o meglio, limitare) la presenza della neve è infatti l'angolo di incidenza della luce del flash.
Le particelle in sospensione riceveranno ugualmente luce ma la rifletteranno al di fuori dell'inquadratura risultando così assenti nella foto.

Le infinite combinazioni di angolazione, intensità, posizione fanno del flash esterno un accessorio di non semplice uso. Tuttavia il flash esterno è un componente aggiuntivo di fondamentale importanza: non solo permette di fare foto "pulite" ma fornisce allo scatto profondità, dettaglio, corretto bilanciamento cromatico e piccole ombreggiature.

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© Alessio Gagliardo

A distanza di mesi, se la natura è indisturbata, si conserva. A dimostrazione questi due scatti: dopo mesi trascorsi è stato possibile realizzare quasi la stessa immagine nel medesimo posto.
Da notare le differenze nei colori, profondità e dettagli che si possono avere tra l’utilizzo del flash interno, seconda foto, e quello esterno, prima foto.


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© Alessio Gagliardo

Ecco un altro esempio: le foto con flash esterno sono state scattate da Alessio durante la sua prima ed unica immersione con tale attrezzatura.


Materiali degli scafandri: pro e contro

Il materiale con il quale è costituito lo scafandro, oltre ad incidere pesantemente sui costi, può avere delle ripercussioni positive e negative.

I pro degli scafandri in materiale plastico sono sicuramente leggerezza e trasparenza: ottimo fattore per tenere sott’occhio le condizioni interne dello scafandro stesso. Leggerezza significa più maneggevolezza in acqua, a scapito però di un’inferiore “tatto e stabilità” . Nel momento dello scatto un minimo di peso fornisce un contatto migliore con l’intera attrezzatura garantendo un minimo di stabilità in più.

La condensa

Condensa sulla lente frontale dello scafandro
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© Alessio Gagliardo

Un altro “difetto” degli scafandri di media/bassa qualità in materiale plastico è la condensa del vetro frontale. Tutta la custodia è realizzata in materiale plastico, e quindi isolante nei confronti del calore, mentre l’oblò frontale è prodotto ovviamente in vetro ottico per garantire una maggiore trasparenza. Se la custodia non è di buona fattura e viene sottoposta a raggi solari (anche in maniera minima) accumula calore internamente.
Una volta entrati in acqua si scarica attraverso la parte che offre meno resistenza al passaggio del calore: il vetro frontale.

Ecco il risultato: la foto non è stata ritoccata e presenta forti carenze. La prima è l’assenza di diffusore (e conseguente sbilanciamento d'illuminazione), la seconda è l’appannatura che impedisce la messa a fuoco e la chiara visibilità.

Uno scafandro di buona fattura, sia esso in materiale plastico o in alluminio, è difficile incappi in problematiche di questo genere. Va da sé che il consiglio è quello di tenere al riparo con un semplice asciugamano di colore chiaro tutta l’attrezzatura.

Le regolazioni della macchina digitale

Al fine di migliorare l’esposizione dello scatto sono talvolta presenti nei menu delle fotocamere, delle modalità “subacquee”; ad esempio Sony e Canon le prevedono.

Queste modalità agiscono principalmente sul bilanciamento del bianco.
Dato che all’aumentare della profondità il mare assorbe progressivamente, a partire dal rosso, le varie lunghezze d'onda e la quantità di luce disponibile cala drasticamente, non solo l'immagine è soggetta a sfalsamento dei colori ma la carenza di illuminazione impedisce alla macchina stessa di poter bilanciare correttamente il bianco.

Il risultato saranno degli scatti con forti prevalenza di colori verdi e azzurri che non donano naturalezza e non ricostruiscono l'aspetto cromatico che ci si attende. In taluni casi anche i soggetti ripresi non hanno i colori che in realtà al di fuori dell’acqua possiedono.

Il corallo ha perso il suo colore
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© Alessio Gagliardo

Scattata con Canon G12

Corallo rosso
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Scattata con Sony W170


Qui sopra un chiaro esempio: in questo caso la profondità di circa 30 metri e l’assenza di flash non permettono di distinguere quasi nessun colore.
Il corallo ritratto è di un viola molto scuro quasi nero. L’eccessiva distanza dal soggetto e la scarsa potenza del flash interno sono stati causa della non adeguata illuminazione della scena.
A destra l'immagine del corallo come dovrebbe vedersi.

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© Alessio Gagliardo

Da questi esempi si capisce come la modalità subacquea della fotocamera non riesca da sola a sopperire alla condizioni difficoltose dell’ambiente marino.

La foto qui a lato, seppur mossa, mostra come il flash interno dia il suo piccolo, importante contributo che era quasi assente nella prima immagine del corallo.

Possiamo quindi dire che le modalità “subacquee” lavorano bene solo entro i 20 metri di profondità e in condizioni di buona visibiltà.


Post-produzione

Un'ultima parola va dedicata alla post-produzione.
Come in qualsiasi altro campo della fotografia, anche nella fotosub si correggono le fotografie.
Proprio per i problemi di illuminazione appena menzionati non è raro dover apportare, ad esempio, correzioni al bilanciamento del bianco o al contrasto.

Come è prevedibile, le caratteristiche della macchina influiscono molto.
Prendiamo come esempio l’ultima coppia di foto con il corallo rosso. La foto di sinistra con flash interno è stata realizzata con una Sony W170. Possiede 10 milioni di pixel, programma subacqueo e modalità programmabile con possibilità di impostazioni su bilanciamento del bianco e intensità del flash. Nonostante ciò, la foto è già stata "recuperata" molto in post-produzione: risulta ancora avere una forte dominante azzurra e la zona ben illuminata è assai piccola, forse solo la branchia dello scorfano.
La fotografia di destra è stata invece scattata con una Canon G12 e flash esterno Sea e Sea 110-alfa. La Canon possiede 10 milioni di pixel come la Sony ma monta un sensore di dimensioni maggiori. L’aiuto del flash esterno e di una modalità completamente manuale fa il resto. Lo scatto presenta ancora difetti dovuti però all'inesperienza (sfondo buio per via di tempi troppo brevi di esposizione e un po’ di sospensione) e non ai limiti invalicabili dell’attrezzatura.

Formato Raw

La foto realizzata con la G12 ed il flash esterno è più recuperabile in post-produzione grazie anche alla possibilità di scattare in formato Raw di cui dispone la Canon G12, mentre quella fatta con la Sony direttamente in formato jpeg risulta, in talune situazioni, irrecuperabile.

Come già avevamo avuto modo di accennare lo scorso anno (vedi anche la newsletter di Bologna 2011), numerose macchinine compatte della Canon possono usufruire di un programmino gratuito scaricabile da internet (noto cone CHDK) che permette loro prestazioni molto utili ed interessanti, ad esempio lo scatto in formato Raw.
Ciò rende le compatte Canon, anche le più economiche, più appetibili rispetto a marche concorrenti (a parità di altre condizioni).

Bianco e nero sott'acqua

Mar Rosso -- copyright Jacques de Vos
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© Jacques de Vos

Abbiamo osservato come fotografare sott'acqua ponga numerosi problemi d'illuminazione, fra cui, non ultimo, una decisa riduzione delle componenti cromatiche della luce mano a mano che si scende, anche di poco, in profondità.
In questo senso, la realizzazione d'immagini fotografiche in bianco e nero può essere vista come una "soluzione" al problema.

Opinione diffusa è che il fascino del mare consista, in buona parte, negli strabilianti colori delle creature che lo abitano. Noi condividiamo quest'idea, e siamo i primi a riconoscere l'importanza dei colori; tuttavia ci pare un approccio po' limitante.
I colori sono importanti, ma si possono trovare tante occasioni per realizzare belle immagini in bianco e nero.

In realtà, noi crediamo che la fotografia in bianco e nero abbia, dentro o fuori dall'acqua, sempre una grande forza e potenzialità.
Da esplorare.


Conclusioni

Possiamo dire che avere una buona esperienza in fotografia generale permette di essere sicuramente avvantaggiati in acqua e di fare foto belle anche con attrezzature scarne (a parte il flash esterno che risulta quasi indispensabile per avere un livello medio di risultati).
Chi ha voglia d'impegnarsi, troverà in un'attrezzatura più tecnica un valido supporto per sicuri miglioramenti.
Si possono comunque fare pessime foto con macchine da migliaia di euro e ottime foto con apparecchi di base.

La fotografia subacquea comporta ovviamente molto più di quanto si è scritto fin qui.
Noi crediamo che, con i consigli esposti, si possano già, e con successo, compiere i primi passi.
Per approfondire l'argomento, suggeriamo alcuni libri sulla fotografia subacquea.



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