Padre Matteo Ricci ambasciatore d'Europa nella Cina dei Ming

A Macerata inaugurata il 9 maggio 2012 la mostra permanente che si propone di informare e documentare la vicenda storica di Ricci e della sua missione alla ricerca costante di un comune terreno d'intesa fra Europa e Cina

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Pubblicato il 28-05-2012 alle 17:00 - Scrivi alla Redazione 

Pubblicato il 28-05-2012 alle 17:00 da kirpi Scrivi alla Redazione aggiornato il 15-8-2034

[…] tornano attuali e significative quelle parole che il padre Ricci scriveva all'inizio del suo Trattato sull'Amicizia […]. Egli, portando nel cuore della cultura e della civiltà della Cina di fine 1500 l'eredità della riflessione classica greco-romana e cristiana sulla stessa amicizia, definiva l'amico come "la metà di me stesso, anzi un altro io"; per cui "la ragione d'essere dell'amicizia è il mutuo bisogno e il mutuo aiuto".
Giovanni Paolo II




Matteo Ricci nacque a Macerata il 6 ottobre 1552.
Dopo anni trascorsi fra studi e viaggi, ed un lungo percorso di preparazione ed avvicinamento, Ricci riuscì finalmente ad entrare in Cina. A questo paese, dall'antica e profonda cultura, dedicò poi il resto della sua vita.

Accolto dalla corte imperiale di Pechino il 24 gennaio 1601 come "ambasciatore d'Europa", Ricci fu in grado di dare un apporto fondamentale, forse unico, alla reciproca comprensione tra il nostro continente e la Cina.

Dialogo culturale

L'Italia in una delle mappe del mondo di Matteo Ricci
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L'Italia in una delle mappe del mondo di Ricci
Padre Matteo Ricci disegnò, in più versioni già prima e poi attorno al 1600, delle carte geografiche universali in lingua cinese. Si trattava, per la Cina, di assolute e rivoluzionarie novità, un'edizione delle quali finì addirittura appesa su due pannelli, alla sinistra ed alla destra del trono imperiale.
Delle mappe del Ricci furono complessivamente tirate migliaia di copie. Delle poche conservate, una completa si trova oggi presso il Vaticano.

La straordinarietà della sua opera missionaria non è da vedere particolarmente sul piano religioso, bensì proprio nell'aver posto al centro l'attività scientifica ed umanistica quale mezzo di comunicazione ed apertura verso la civiltà cinese.

Le scienze occidentali guadagnarono in Cina, per merito dell'opera di Ricci, un rispetto ed un valore ancora oggi apertamente riconosciuto.

Come è peculiarità dei Gesuiti, di cui Ricci faceva parte, lo studio delle scienze naturali e matematiche e la misurazione del tempo e dello spazio, ad esempio la costruzione di orologi ed il disegno di carte geografiche, sono visti come strumenti per la comprensione del Creato e di migliore comunicazione fra gli uomini.

In attesa della creazione di un museo a lui dedicato, questa mostra ripercorre le tappe della sua grande opera e della sua lungimiranza nell'aprire un dialogo fra due mondi pressoché inavvicinabili

Particolare valore assume questa esposizione per via anche alla scelta della sede: l'antico collegio dei gesuiti di Macerata è il luogo che vide il giovane Matteo Ricci muovere i suoi primi passi, prima di partire nel 1568 per Roma e per la straordinaria avventura della sua vita.

Documentario su Mario Ricci e la Cina

Documentario su Matteo Ricci e la Cina
GUARDA IL VIDEO - Documentario su Matteo Ricci e la Cina   (se non funziona arrabbiati con la Rai)


Rispetto, tolleranza, comprensione

È utile evidenziare il grande rispetto che Ricci sempre nutrì per il confucianesimo, nel quale trovò molte concordanze con la propria dottrina morale. Questo atteggiamento fu ricambiato dai letterati cinesi, cui piacque la posizione positiva di Ricci per gli insegnamenti di Confucio.

In seguito alla sua morte, avvenuta l'11 maggio 1610, l'imperatore acconsentì ad accordare a Matteo Ricci una cosa mai concessa ad alcun straniero prima: un pezzo di terra per poter essere sepolto nella capitale dell'impero. Non solo: la stima che Matteo Ricci seppe guadagnarsi presso i cinesi fu tale che la sua tomba a Pechino, pur distrutta ben tre volte in epoche diverse, l'ultima dopo la Rivoluzione Culturale delle Guardie Rosse di Mao, è stata sempre e prontamente ricostruita.
Evidente segno dell'alta considerazione in cui la Cina tiene, da oltre quattro secoli Li Madou, "il Saggio d'Occidente", come fu chiamato padre Ricci.

Ritatto di Matteo Ricci
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In riferimento alla grande tolleranza e comprensione di Matteo Ricci verso le usanze cinesi e verso alcune cerimonie tradizionali, chiudiamo questa pagina riportando uno stralcio, che ci pare molto interessante, da uno scritto sul culto degli antenati nell'antica Cina.

Scrive Ricci: "La cosa più solenne tra questi letterati, et usata dal Re sino ad ogni minimo, è le offerte che ogn'anno fanno di carne, di frutte, profumi e pezze di seta, o di carta nei più poveri, e di profumi ai loro antepassati già morti, in certi tempi dell'anno, et in questo pongono la loro observantia [rispetto] ai suoi parenti [genitori], cioè di servirgli morti come se fossero vivi. Né per questo pensano che i morti venghino a mangiare le dette cose, o che habbino bisogno di esse; ma dicono far questo per non saper altro modo con che mostrino l'amore e grato animo che hanno verso di loro. E ci dissero alcuni che questa cerimonia su istituita più per i vivi che per i morti, cioè per insegnare ai figliuoli et alla gente ignorante che honorino e servano ai loro parenti [genitori] vivi, vedendo che le persone gravi sino a doppo la morte gli fanno gli offitij [doveri di gratitudine], che gli solevano fare quando erano vivi. E conciosiacosa che [poiché] né loro riconoschino in questi morti nessuna divinità né gli chiedano né sperino da essi niente, sta tutto questo fuori da ogni idolatria, e forsi che anco si possi dire, non esser nessuna superstitione, se bene serà meglio commutar questo in limosine ai poveri per le anime di tali defunti, quando saranno Christiani".

Ci pare di particolare urgenza, in un clima di crescente e spesso forzata globalizzazione, sottolineare, in ogni modo ed una volta di più, l'importanza dell'empatia e della comprensione, il bisogno che tutti abbiamo di governi intelligenti e di popoli reciprocamente solidali.
Per il bene di tutti.


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